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La proposta del sindaco Muzzarelli per “nuovo patto per l’accoglienza e impegno per la legalità”. A Regione chiesta anche l’istituzione di un fondo per i progetti dei Comuni
L’istituzione di un fondo regionale per sostenere i progetti dei Comuni per l’accoglienza e una sorta di servizio civile per migranti, profughi e richiedenti asilo per costruire un nuovo “patto per l’accoglienza e l’integrazione accompagnato dal rilancio dell’impegno per la sicurezza e la legalità”.
Sono le sollecitazioni espresse dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in una lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e alla vice presidente Elisabetta Gualmini.
Il sindaco, davanti al continuo afflusso di profughi richiedenti asilo e migranti che sta mettendo a dura prova le comunità e le istituzioni locali, registra il moltiplicarsi dei casi di rifiuto dell’accoglienza in aree tradizionalmente aperte e disponibili e la necessità di “mettere in campo risposte più forti, con il concorso diretto di tutti i livelli istituzionali, affinché non prevalgano politiche di chiusura e di rifiuto di ogni forma di solidarietà”.
Pertanto, fermo restando l’impegno politico per correggere le politiche europee e per accordi internazionali che permettano di controllare i flussi e garantire i rimpatri, il sindaco Muzzarelli suggerisce di “costituire un fondo regionale per sostenere i progetti dei Comuni che dovrebbero essere orientati in due direzioni fondamentali: la formazione dei migranti e l’occupazione in lavori socialmente utili, perché – ribadisce – deve essere chiaro che la fermezza sui diritti umani è intrinseca alla promozione della legalità e dei doveri”.
I programmi sarebbero ovviamente da discutere e coordinare con le Prefetture e andrebbero ad implementare quanto già si sta facendo. Sul versante della formazione dovremmo insistere sullo studio della lingua italiana e della Costituzione e cominciare a studiare percorsi formativi per l’ingresso nel mercato del lavoro, rimarca il sindaco senza nascondere le difficoltà che oggi presenta l’impiego temporaneo di richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità – sia per il fatto che può essere solo di natura volontaria, sia perché non può essere svolto in attività in concorrenza con i disoccupati del mercato del lavoro locale e nazionale – ma convinto che occorra approfondire l’argomento per configurare una sorta di servizio civile sostenuto da un sistema premiante in termini di procedure e di reddito.